Certificazione Passivhaus, un traguardo che è sinonimo di risparmio energetico, approccio ecologico e rispetto dell’ambiente, tematiche molto sentite nella società contemporanea.
Con la sempre maggiore diffusione dei concetti legati alla bioedilizia, il termine “casa passiva” ha ormai fatto breccia anche tra i non addetti ai lavori, ma non tutti sanno di cosa esattamente si tratti. La casa passiva, semplificando all’estremo il concetto, è un edificio in grado di coprire gran parte del suo fabbisogno energetico per il riscaldamento e il raffrescamento interno ricorrendo a sistemi passivi, come ad esempio i collettori solari termici.
Ad una prima analisi sembra un obiettivo impossibile da raggiungere, ma se ci fermiamo a riflettere, vediamo che non è così. Curando l’isolamento termico delle pareti, collocando con il corretto orientamento le vetrate ed installando un impianto fotovoltaico è possibile ridurre quasi a zero l’utilizzo dell’impianto di riscaldamento, puntando tutto sull’energia e il calore del sole. Le case in legno sono tra gli edifici in grado di ottenere in maniera più agevole questo tipo di certificazione.
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Per raggiungere questo prestigioso obiettivo è necessario introdurre gli elementi in grado di aumentare l’efficienza energetica già in fase di progettazione. Studiare in dettagli la coibentazione, ad esempio, ma allo stesso tempo scegliere determinati tipi di impiantistica per sfruttare al massimo le energie rinnovabili.
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Contrariamente a quello che si pensa, la certificazione Passivhaus non è legata alle caratteristiche dei prodotti utilizzati per costruire l’edificio né al sistema suo costruttivo, quanto alla sua progettazione. Seguendo il protocollo elaborato dal Passivhaus Institut, architetti e tecnici specializzati sono in grado di progettare in modo molto preciso edifici pienamente corrispondenti alle caratteristiche richieste anche in base alle differenti zone di edificazione.
Innanzitutto va presentata all’ente una richiesta di certificazione corredata da una serie di documenti, ovvero le fotografie dell’edificio, i dati del blower-door test, i documenti di progetto relativi agli impianti e alle strutture, gli elaborati del software PHPP e, molto importante, la dichiarazione del direttore dei lavori in merito alla corretta esecuzione del lavori sulla base del software appena citato. Per superare la certificazione sono i numeri a dover parlare, e nello specifico i dati di tre test: il valore n50sulla tenuta dell’aria non può superare lo 0,6 h-1, il fabbisogno di energia primaria deve assestarsi sotto i 120 kWh/m2 annui e il fabbisogno energetico annuo debba rimanere sotto i 15 kWh/m2.