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Consistenza catastale: cos’è e come si calcola

7 Dicembre 2021Davide Gulino
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La consistenza catastale di un immobile è la sua grandezza, calcolata dal punto di vista catastale e misurata a partire da uno specifico parametro assunto come unità di misura. Con la recente proposta di Riforma del Catasto, si era considerata l’idea di utilizzare il metro quadro come unità standard per calcolare la consistenza catastale. Nella realtà dei fatti, poiché tale riforma si è per il momento arenata, le unità di misura di riferimento variano a seconda della categoria di appartenenza dei singoli immobili, quindi il vano catastale per la categoria A, il metro cubo per B ed il metro quadro per C.

Leggi anche: Categorie catastali: elenco immobili dei gruppi A, B, C, D, E, F

La consistenza catastale

La consistenza catastale

Come anticipato, la consistenza catastale altro non è che la grandezza, ai fini del Catasto, di un immobile. Non si tratta quindi della dimensione reale in metri quadri, perché il calcolo ai fini catastali per le abitazioni si effettua con l’unità di misura dei vani.

La consistenza catastale è fondamentale per determinare gli importi di tasse ed imposte dovuti all’Erario da parte dei singoli proprietari.

Unità di misura della consistenza catastale: i vani

Unità di misura della consistenza catastale: i vani

Per le abitazioni, la consistenza catastale non si misura in metri quadri, bensì in vani catastali. Con questo termine, generalmente, si intende uno spazio delimitato da pareti, soffitti e pavimenti, dotato di illuminazione diretta. Il vano catastale non coincide quasi mai con il vano normale e, a seconda della sua destinazione d’uso o della grandezza, può corrispondere ad una frazione.

Sono infatti diverse le tipologie di vano catastale:

  • vano principale, ovvero tutte le stanze utilizzate come abitazione principale (soggiorno, cucina e camere da letto). La loro consistenza è pari ad un vano se la loro combinazione rientra nelle misure fissate;
  • vano accessorio diretto, ovvero ambienti ai quali si accede direttamente all’interno della casa, quindi bagni, corridoi, ingressi e disimpegni. In questo caso, la consistenza è fissata ad ⅓ di vano;
  • vano accessorio indiretto, quindi cantine, soffitte e tutti quegli spazi ai quali è possibile accedere solo uscendo di casa. La consistenza catastale è sempre pari ad ¼ di vano.

Effettuata questa dovuta premessa, vediamo ora come calcolare la consistenza catastale.

Calcolo della consistenza catastale

Calcolo della consistenza catastale

Partiamo dal presupposto che un vano catastale non può superare i 15 / 20 metri quadri di ampiezza. Ipotizzando che il vano abbia una superficie maggiore rispetto al limite fissato dalla normativa, si prenderà in considerazione l’eccedenza. In questo caso specifico si utilizza la seguente formula:

[ (mq vano / mq max vano ) – ( mq max vano / mq max vano ) ] 

Successivamente, al totale dei vani ottenuti potrebbe essere necessario sommare il 10%, nel quale sono inclusi eventuali spazi comuni come l’androne, il vano scale o i locali caldaia.

Allo stesso modo si potrà effettuare un decremento fino al 10% per la presenza di elementi negativi, come locali bassi, o bagni incompleti e insufficienti. Il valore ottenuto dalla somma delle consistenze catastali di tutti i locali si arrotonda poi al mezzo vano. Ecco quindi come calcolare la consistenza catastale, un dato oggi molto utile per comprendere l’effettiva dimensione, ai fini del Catasto, di un immobile di proprietà e determinare così tasse ed imposte sullo stesso.

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